La L.O.C. è una federazione di associazioni pacifiste e nonviolente. E' l'associazione degli obiettori di coscienza al servizio militare e di coloro che si riconoscono nei valori della Pace, della Nonviolenza, e che, con la propria affermazione, intendono contribuire al superamento del modello e dell'organizzazione militare. Nata nel 1972 all'indomani dell'entrata in vigore della legge che disciplina l'obiezione di coscenza (Legge 772/72), lavora per la sua piena applicazione e il suo miglioramento.
Le sue posizioni sulla legge sono espresse nei "punti irrinunciabili": diritto soggettivo all'obiezione di coscienza; abolizione della commisione giudicatrice; smilitarizzazione del servizio civile; rispetto degli accordi obiettore-ente; regionalizzazione del servizio civile; pari durata tra servizio civile e militare; non sostituzione dei posti di lavoro.
L'esercito, scuola di autoritarismo e di violenza, strumento di oppressione e di sfruttamento, difesa di precisi assetti sociali e politici, ha da sempre trovato oppositori irriducibili, animati dal più profondo rispetto della vita e della persona umana derivante da fede religiosa, o da chiare valutazioni politiche sulla reale funzione dell'apparato militare.
Durante e dopo i massacri dei conflitti moderni (dalla I Guerra Mondiale, a quelle del Golfo e della Jugoslavia), i casi di rifiuto a prestare il servizio militare si sono fatti sempre più frequenti.
Nel 1972 la fermezza degli obiettori di coscienza italiani che affrontavano con coraggio le dure condanne comminate dai tribunali militari e un prolungato sciopero della fame, riuscì a far leva su parte della società civile e su molte forze politiche, che avvertirono finalmente nell'obiezione di coscienza la proposta di una idea nuova di solidarietà, fondata sul diritto diverso da quello della forza, lo stabilirsi di una nuova coscienza sociale, l'assumersi in pieno le proprie responsabilità politiche.
Lo stato italiano, nel concedere la Legge 772 si rifece, però, ad un criterio "punitivo":
Attraverso la legge 772 e la gestione vesstoria attuata da Ministero della Difesa, i principi democratici furono e sono tuttora calpestati costantemente: la minoranza veniva inquisita, sottoposta ad un periodo di servizio più lungo e soggetta infine al giudizio della diretta controparte, in quanto la legge affida al Ministero della Difesa il compito di nominare la Commissione che decide l'accoglimento o il rigetto delle domande.
Quest'ultimo punto era, ed è tuttora, in perfetta armonia con la concezione distorta che permette di sottrarre il giudizio in materia di obiezione di coscienza alla Magistratura Ordinaria, affidandolo ai Tribunali Militari (allo stesso tempo "parte lesa"e "parte giudicante") allo scopo di perseguire i "falsi" obiettori, i disertori e quanti altri, in un modo o nell'altro, si oppongono alle regole militari.
Essere obiettori di coscienza al militare non vuol dire solo aver scelto, ai tempi in cui si era chiamati ad assolvere gli obblighi di leva, il servizio civile al posto della leva armata: significa infatti compiere una scelta politica e culturale molto più importante e generale, che resta quanto mai cruciale ed attuale anche dopo l'abolizione del servizio di leva, e soprattutto esrcitabile in tutti gli ambiti della vita di un cittadino, cioè rifiutare la cultura e l'imposizione militare in ogni loro forma, ripudiare la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali o delle situazioni di crisi di qualsiasi tipo, e lottare per superare le ingiustizie e gli squilibri della società e del mondo contemporanei. La scommessa dell'obiettore di coscienza passa quindi attraverso:
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